lunedì 24 febbraio 2020

Invito alla lettura "L'albero del riccio" di A. Gramsci





“Déliu stimau, apu scipiu chi ses andau a mari e as biu cosas bellas. Emu a bolli a mi scriri tui po mi nai ita as biu. E agoa, biu as calincuna bèstia noa?”. Ecco l’inizio di una delle lettere rivolte al figlio.
Gramsci parla con i suoi familiari, vuole sapere come stanno, come crescono i suoi figli, il loro interesse per lo studio, i loro giochi… come un qualsiasi padre amorevole; ma Gramsci è in carcere, non può vivere realmente la sua vita e allora affida alla carta e alla penna i suoi dialoghi con la moglie e i bimbi. L’opera, scritta in italiano e in sardo (variante campidanese e logudorese), svela una personalità del politico sardo poco conosciuta: l’enorme tenerezza nei confronti dei suoi familiari lontani. Nelle lettere Gramsci racconta episodi della sua infanzia, dispensa consigli ai figli, chiede loro di descrivergli le loro giornate, si informa sulla loro crescita e sui loro progressi scolastici, esorta i figli alla lettura e allo studio, ma anche al gioco all’aria aperta e alla scoperta della natura.
Con la lettura di questo libro, i giovani possono avvicinarsi alla figura di Gramsci scoprendo la sua profonda personalità.


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