“Déliu stimau, apu scipiu chi ses
andau a mari e as biu cosas bellas. Emu a bolli a mi scriri tui po mi nai ita
as biu. E agoa, biu as calincuna bèstia noa?”. Ecco l’inizio di una delle
lettere rivolte al figlio.
Gramsci parla con i suoi
familiari, vuole sapere come stanno, come crescono i suoi figli, il loro
interesse per lo studio, i loro giochi… come un qualsiasi padre amorevole; ma
Gramsci è in carcere, non può vivere realmente la sua vita e allora affida alla
carta e alla penna i suoi dialoghi con la moglie e i bimbi. L’opera, scritta in
italiano e in sardo (variante campidanese e logudorese), svela una personalità
del politico sardo poco conosciuta: l’enorme tenerezza nei confronti dei suoi
familiari lontani. Nelle lettere Gramsci racconta episodi della sua infanzia,
dispensa consigli ai figli, chiede loro di descrivergli le loro giornate, si
informa sulla loro crescita e sui loro progressi scolastici, esorta i figli
alla lettura e allo studio, ma anche al gioco all’aria aperta e alla scoperta
della natura.
Con la lettura di questo libro, i
giovani possono avvicinarsi alla figura di Gramsci scoprendo la sua profonda
personalità.
1 commento:
Molto interessante!
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